
Ho iniziato a scrivere quando ho capito che con le parole potevo viaggiare, allontanarmi dal luogo in cui ero o avvicinarmi a situazioni che mi sembravano inarrivabili.
Accadde in seconda elementare, quando la maestra di italiano mi mise in mano il quaderno degli aggettivi. Una sua invenzione, che avrebbe illuminato la mia vita per sempre. Cominciai a viaggiare con le parole in quel preciso momento. In quel quaderno imparai a descrivere il mondo, imparai che il mare non era solo bello, ma poteva essere vivo, mutevole, accogliente e impetuoso. Che la mamma non era solo buona ma poteva essere indulgente, affettuosa, premurosa e rassicurante. Imparai che per esprimere uno stesso concetto posso usare milioni di parole differenti e che quelle parole, proprio quelle che ho scelto, avrebbero ricondotto sempre a me e avrebbero raccontato precisamente il momento che stavo vivendo.
Questo fa la scrittura, secondo me. Ti fa volare lontano, ma se ripercorri a ritrovo il tragitto e riavvolgi il filo dispiegato, ritroverai sempre te stessa e il momento in cui, tra mille, hai scelto proprio quelle parole.
Così iniziai a scrivere e non smisi mai. Amavo il corsivo e lo amo ancora molto. Quando, all’età scolare, fui padrona della mia calligrafia, le parole iniziarono a prendere vita e a uscire dal foglio. Immaginavo le linee ripiene delle elle e delle effe come vele sospinte dai venti, errare in mari lontani. E io mi aggrappavo a loro, scrivendo di sirene e pirati, di spiagge deserte e pescatori. Ricordo la maestra incitarmi «Dai, Luisa, sei sempre l’ultima a consegnare!» e io a malapena la sentivo, ero in mare aperto e controvento, non sarei mai tornata in tempo per il suono della campanella. Oppure le linee dritte verso il basso delle pi e le orecchie penzoloni delle gi, che andavano sempre a disturbare le lettere delle righe sottostanti. Io stavo sempre attenta a non farle troppo lunghe, troppo ingombranti, come il bucato steso della signora al piano di sopra che finiva sempre davanti alla mia finestra, oscurandomi la vista. Calze lunghe, lenzuola, tute da lavoro penzolanti come lettere dal rigo, che dovevo far attenzione a non sovrapporre con le regali ti perché altrimenti tutto si attorcigliava come il bucato nei giorni di vento.
Assai spesso, ancora oggi, i miei racconti vedono la luce su carta perché ho bisogno di veder muovere la penna sul foglio e l’inchiostro imprimersi senza possibilità di tornare indietro. Le parole ballano, si muovono, animate dalle lettere indisciplinate che ancora adesso mi sembrano vele spiegate e il bucato della signora del piano di sopra, che oggi non c’è più.
È così che nascono le mie storie, tra un’avventura in mare aperto e un tuffo tra le pieghe dei ricordi.
Nel 2021 ho viaggiato molto grazie ai miei racconti: a Catania ho ritirato il Premio della Critica all’Etnabook Festival; lungo le rive del Brenta mi sono aggiudicata il secondo posto al Premio Letterario Città Riviera del Brenta e a Ferrara ho vinto il secondo posto al Concorso Letterario Argentodorato.
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Attività e componimenti pubblicati su Lettera32 Il Blog
Attività:
Nessuna
Componimenti selezionati e pubblicati su Lettera32 Il Blog:
– “Un gioco a carte scoperte” (Silloge #IlVoltoDellaClessidra)
– “Mio figlio è una bellissima poesia” (Silloge #DiSpiaggiaeDintorni)
– “Babbo Natale non esiste” (Silloge #RaccontiDiNATALE – II Edizione – Anno 2021)
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Foto Album di Luisa Patta









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