“In…solita spiaggia, in…solito mare”

di Nicoletta Verzicco

Arrivo in spiaggia paciosa, chi trovo sotto l’ombrellone disteso come un piccio? Il bagnino!

Dorme. “Scusi…” prima sottovoce, poi decisa “… scusi…” lo tocco, niente. Poraccio, il mare stanca, sembra morto, sorrido.

“Non male, un bel pezzo d’uomo al sole” mi sdraio, lo guardo e aspetto, aspetto e aspetto… il tempo passa e lui dorme.

In realtà non mi preoccupo per il fatto in sé, se dorme significa che è stanco, mi domando solo se lo stiano cercando, se la sua presenza sia necessaria da qualche parte. Mi guardo in giro e noto qualcosa di strano, ogni ombrellone aperto ospita  un uomo steso sopra un lettino e ogni uomo pare dormire. Incuriosita guardo qua e là, mi alzo e mi rendo conto che una strana tranquillità regna in questa spiaggia romagnola, nessun bambino che urla, alcuna radio che suona, nessun altoparlante che annuncia, il vento pomeridiano sembra avere deciso di chetarsi e nemmeno il mare pare essere presente.

Inizio a preoccuparmi, mi alzo e come un investigatore con il fuoco sotto i piedi a causa della sabbia rovente, mi avvicino a uno degli ombrelloni dove un altro uomo riposa, osservo e sobbalzo: l’uomo è la copia esatta del bagnino che dorme sotto il mio ombrellone. Lo stupore è grande e la curiosità altrettanto. Sempre sulla punta dei piedi passo dall’ombra di un ombrellone all’altra per verificare chi sia il successivo dormiente, ormai non sento più le piante dei piedi, ma la colpa non è della sabbia caliente, perdonatemi la libertà, ma del trauma nel constatare che ogni uomo che dorme è il bagnino, due, sei, dieci, ventidue copie esatte del bagnino che dorme sotto il mio ombrellone dormono sotto altrettanti ombrelloni.

Mi lascio cadere su un lettino cercando di capire poi di scatto mi alzo e velocemente mi incammino sulla passerella dirigendomi verso il cabinotto, sicuramente sapranno darmi una spiegazione, chissà, penso durante il percorso, forse è un gioco, uno scherzo… una challenge, come si usa dire e magari io sono stata presa inconsapevole di mira.

Con voce troppo debole per una giornata in spiaggia conosciuta dai più, chiedo “c’è nessuno?” la mia voce risuona come in una chiesa sperduta tra i monti, così, incongruentemente, in quel luogo che appare abbandonato da un dio che si è stancato del caos agostiano, di cui anche Augusto imperatore suppongo resterebbe stupito.

Mi domando cosa fare e decido: sveglio un bagnino! Ne scelgo uno a caso e vediamo cosa accade. Ritorno sui miei passi e opto per il ‘mio’ bagnino, quello che si è spalmato sul mio lettino. Mi avvicino, anzi mi siedo proprio a lui accanto e con delicatezza prendo la sua mano tra le mie, qual è il suo nome mi chiedo perplessa, sulla maglia color verde chiaro c’è scritto ‘bagnino’ che se non fosse per la situazione particolarmente insolita ci sarebbe da ridere. Lo osservo, il bagnino, respira regolarmente e la sua mano si adagia tra le mie. Inizio a impanicarmi che se la parasintesi in questione non fosse stata accettata dall’Accademia della Crusca sarebbe da segno rosso, ma oggi mi perdono tutto.

Cosa avreste fatto voi? Bè, io ho iniziato a parlargli, poi visto l’assoluto risultato negativo ho iniziato a correre da un dormiente bagnino all’altro, stessa modalità e identico effetto: nulla.

Vi domando nuovamente: sotto quel sole, con quella calma non apparente cosa avreste fatto? Sudata come un maiale e se non doveste sapere perché si usa questa metafora ve lo spiego dopo, decido di prendermi un bagno incamminandomi in quella pace assoluta che, vi dico la verità iniziava a piacermi.

Arrivo al bagnasciuga e resto basita, il mare è fermo, sì, su, dai, non fate domande sciocche, immobile, piatto che sembrava l’acqua di una immensa piscina, a quel punto faccio un passo per entrarci, ma l’acqua non c’è, non c’era, ve lo giuro, era un disegno, un enorme murales, forse, su cui sbatto le dita del piede facendomi pure male.
A quel punto mi sono sentita rassegnata, striscio con le mani su quel disegno che riproduce anche e in prospettiva il porto canale in lontananza e alcune barche accondiscendenti la mano dell’autore, poi mesta ritorno al mio ombrellone con la speranza che il bagnino e i suoi cloni si siano svegliati e che possano darmi una spiegazione di quei per niente misteri gaudiosi.

Desiderare è una cosa, vedere avverato il sogno non è facile, infatti i bagnini nulla dissero, perché erano ancora nel mondo dei sogni.

Sì, ma adesso basta però, perché mi rendo conto che voi ci credete.

Ho inventato tutto, tutto!

Fantasia bella e buona, cosa vi aspettavate? Ditemelo, vi prego!

Che stessi vivendo un sogno?

Che fosse una magia?

Che i bagnini si svegliassero tutti insieme contemporaneamente e si mettessero a ballare?

Che il mare tornasse miracolosamente bagnato e salato a regalare frescura?

Che il caldo africano mi abbia dato alla testa?

Che la sottoscritta sia una pazza da ricovero coatto?

Ma sì, un po’ matta lo sono, altrimenti come avrei potuto inventarmi tutto questo?

Ah, dimenticavo, adesso vi spiego perché si dice ‘sudare come un porco’, se vi aggrada e me lo doveste chiedere.

***

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In…solita spiaggia, in…solito mare – Nicoletta Verzicco – Lettera32 Il Blog
“In…solita spiaggia, in…solito mare”

2 pensieri su ““In…solita spiaggia, in…solito mare”

  • Agosto 27, 2021 alle 9:49 pm
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    Un racconto originale, nell’idea e nel descriverla.

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