di Daniela Guarrera
Nevicava, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle sue valigie, accatastate in fondo al corridoio, mentre lei guardava fuori dalla finestra.
Aveva continuato a contemplare la neve per tutto il tempo in cui io, pur sapendo di farmi inutilmente del male, avevo insistito per convincerla a restare con me. Poi, rassegnato avevo taciuto, e, avevo spostato lo sguardo su di lei, che guardava la neve.
Iniziai a pensare che in passato, in quel periodo dell’anno, eravamo eccitati come bambini dall’atmosfera di festa e ci divertivamo a decorare la nostra casa, dopo aver girato per ore nei mercatini, dove lei riusciva sempre a trovare qualcosa di stravagante da regalare agli amici.
Ci piaceva da morire guerreggiare con le palle di neve e poi rotolarci insieme e sfinirci di baci, mentre mi perdevo nei suoi occhi luminosi e ridenti.
Adesso, guardando le sue forme che tante volte avevo accarezzato e baciato, mi sentii assalire da una rabbia sorda e da una folle gelosia. Lei era mia, mia! Nessun altro avrebbe mai dovuto toccarla.
Come un automa afferrai il tagliacarte posato sulla scrivania, mi alzai e silenziosamente mi avvicinai a lei che mi vide riflesso nel vetro della finestra. I nostri sguardi si incrociarono: se si fosse voltata e mi avesse abbracciato l’avrei perdonata, avrei dimenticato, e avremmo trasformato quel momento in un aneddoto da raccontarci nelle sere d’inverno della nostra vecchiaia, mentre insieme, avremmo ancora decorato la casa per i nostri nipoti.
Ma lei si girò e con un gesto di rabbia cercò di allontanarmi. Quel gesto scatenò la mia furia. La colpii 10, 20, 30 volte, non ricordo bene; ricordo solo che alla fine ero sfinito.
Ci vuole molta forza per far penetrare a fondo la lama e tirarla fuori.
Il suo sangue era dappertutto. La guardai inebetito, per un tempo indefinito, poi intinsi le dita nel suo sangue ed iniziai a decorare i vetri della finestra: una stella cometa, un alberello, un piccolo angelo tutto come piaceva a lei.
Non è colpa mia signor Ispettore: non doveva lasciarmi la vigilia di Natale.
***
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Un racconto intenso per un dramma purtroppo sempre d’attualita’
Brava Daniela, ho avuto i brividi leggendo.
Il rosso del sangue delle figure sullo specchio spezzano il bianco candido della neve come la folle idea del possesso spezza una vita umana. Complimenti all’ autrice.
Non mi sento di commentare lo svolgimento della storia,che ahimè,tante e tante volte abbiamo sentito, purtroppo.
Ma ho molto apprezzato invece lo stile narrativo asciutto e scorrevole,che amo.
Grazie Dany
Un tema purtroppo sempre attuale.
Un racconto così vivo nella descrizione del fatto, da lasciare quasi senza respiro. Complimenti all’autrice
Bravissima Daniela. Drammatico, intenso, attuale . Mostra la banalità del lomale: se lei non lo avesse lasciato la vigilia di Natale..se…se… Molto tragico il contrasto tra il bianco della neve e il rosso del sangue…
Ennesimo femminicidio generato da rabbia caratteriale dell’assassino. non credo che questi delitti siano privi di segni premonitori, che comunque non servono a niente dato che molti avvengono anche. dopo ripetute denunce.
Aciutto e scorrevole il racconto, Complimenti