“L’ombra di una stella”

di Raffaella Mucci

“Si tratta di una lettera inventata ma con spunti reali in cui una donna scrive alla sua amica del cuore. Sono lontane ma accomunate dai ricordi e dalla consapevolezza che, solo conoscendo sé stesse, si può lottare per un futuro migliore, realizzando i propri sogni e sconfiggendo gli stereotipi imposti dalla società. Voglio comunicare l’importanza dell’unicità delle persone, la voglia di conoscere e migliorare, le potenzialità che le donne hanno dentro di sé ma che non riescono ad esprimere, a volte, proprio per colpa di altre donne che le hanno rese insicure.” Raffaella Mucci

Lettera ad un’amica molto impegnata.

Cara Alice, amica mia,

ti ricordi quando ci scrivevamo lettere infinite da piccole? Ecco, adesso mi mancano molto e, a costo di sembrarti pazza, ti confesso che ogni tanto mi immagino di scrivertele ancora.

Il mondo è diventato più veloce o siamo noi che stiamo rallentando la corsa. Ci si sente ogni tanto, con stralci di frasi, attraverso i metodi tecnologici avanzati, ma non è lo stesso: non c’è il tono con cui vorrei parlarti, non c’è lo sguardo con cui rimanevamo ore a fissarci svelando amori improbabili o eventi banali per gli altri, ma speciali per noi.

A scuola eri la più brava della classe, secondo me anche la più bella, lo sei ancora. Se proprio avessi dovuto invidiare qualcuno, quella eri tu. Mia madre mi ha educato a non provare questo gretto sentimento, la vita è una ruota che gira e, se hai il necessario per vivere, deve bastarti per trovare ciò che ti rende felice. Ognuno porta il suo bagaglio innato di pregi e difetti, può solo modellare obiettivi e possibilità.

Talvolta però, se non hai il carattere giusto, puoi arrenderti prima di raggiungere il traguardo o crearti problemi che non esistono. Oppure, semplicemente, non avere la forza di affrontarli perché la società non ci ha dotato dei mezzi giusti per far uscire tutte le sfumature insite nel nostro carattere.

Invece di cercare la felicità ci accontentiamo di sopravvivere.

Qualcuno ha il suo tornaconto a tenerci un gradino sotto, a volte siamo noi a credere di meritarlo. A forza di sentirlo ripetere, che la donna non può pretendere tutto, impariamo la lezioncina e dobbiamo scegliere tra il lavoro e la famiglia. Eppure le prospettive dentro all’uno o all’altra sono molteplici: non siamo ciò che facciamo o creiamo, siamo anche quello che proviamo e desideriamo.

Prima o poi arriviamo a fare i conti con noi stesse ed il nostro io interiore spinge per uscire pregandoci di non rappresentare l’ombra di qualcuno.

Siamo vive e lo siamo più di quanto lo fossimo alla nascita. La conoscenza di sé e la ricerca interiore ci porta in mondi inesplorati.

Un giorno di questi mi hai fatto una confidenza inaspettata: hai detto che mi invidiavi fin da piccola e che anche oggi avresti voluto avere il tempo, come me, da dedicare a te stessa. Te lo meriteresti, sei una donna in carriera, molto intelligente e sarebbe un vero peccato che ti accontentassi di fare la casalinga come me. Non che me ne penta, sono fortunata ma ogni tanto affiora il rimpianto di non avere dato il massimo a causa di stupidi complessi. Siamo state fortunate entrambe, ma proprio per questa consapevolezza, non ci basta. La sensazione è quella che provi quando vai a fare trekking: arrivi a duemila metri di quota, ammiri il panorama ed il trasparente laghetto montano, sei soddisfatta perché è proprio là, in quel paradiso, la meta prefissata, insomma ce l’hai fatta! Però ti chiedi cosa si celi dietro alle alture, se ci vorrà solo qualche passo o chilometro, quanta sarà la fatica da sputare fuori. La curiosità è troppa e se prima ti sembrava trascurabile procedere ancora, ora non lo è affatto.

Ormai il nostro destino è già segnato ma la tua rivelazione mi ha dato la grinta che non ho mai avuto. Si dice che la speranza è l’ultima a morire ma credo che non svanisca con la morte, se abbiamo disegnato una scia luminosa al nostro passaggio.

Mi piace scrivere, le mie mani battono i tasti seguendo i pensieri come tu riesci a suonare il pianoforte. Ricordi quando me ne stavo seduta dietro di te mentre facevi i solfeggi? Poi da sola, a casa mia, facevo finta di esserne capace, non ci ho mai capito un’acca, come del resto in matematica, materia che non mi è mai piaciuta. Tu eri la logica, io la fantasia.

Le persone buone, come me e te, provano invidia in senso positivo, si chiama ammirazione e sentirsi come sorelle, anche se lontane, ci unisce ancora di più. Succede magari che ci rivediamo dopo dieci anni ed ogni volta non cambia nulla.

Se qualcosa non mi piaceva la accantonavo, ritenendola non importante, per comodità. I professori non la pensavano allo stesso modo: alle superiori ci siamo un po’ allontanate, non essendo in classe insieme. Dovevi vedere con che piglio mi aggrediva quella vecchiaccia di greco e latino! Con gli occhialetti sul naso mi sembrava una matrigna di qualche romanzo che leggevo in quel periodo. La odiavo. Un giorno -nel periodo in cui lavoravo in un supermercato- è passata dalla mia cassa: era molto invecchiata e sembrava ancor più inacidita, per quanto fosse possibile, mezza sorda ma ancora molto reattiva. Ho trattenuto il respiro, invece non mi ha riconosciuta e mi ha perfino fatto un complimento per la mia gentilezza. Avrei voluto scaricarle addosso le volte che mi ha mortificato invece sono stata zitta e ho sorriso. In quel momento mi ha fatto una tenerezza infinita e ho capito che forse, col suo modo di fare, avrebbe voluto sconfiggere la mia insicurezza anziché alimentarla.

Ci creiamo sovrastrutture nella mente e ci assoggettiamo a quello che crediamo vedano gli altri, una proiezione falsata che ci consuma, eppure a loro non importa la reazione psicologica che si innesca: sono fatti nostri, siamo noi che dobbiamo scoprire la verità.

Ora mi dici che sei fiera di me solo perché seguo la mia dote naturale: scrivo quello che mi suggerisce la mia testa, niente di che. Non so perché lo faccio, avrei dovuto cercare di laurearmi ma la paura mi bloccava. Ci ho provato, ma non sono riuscita ad affrontare gli esami: mi è bastato il primo, ho dato un’occhiata all’aula magna piena di gente e sono fuggita via, me lo ricordo come fosse adesso.

Non ho avuto il coraggio di sfogare la mia rabbia contro la società, contro chi non ha capito com’ero dentro, contro altre donne, a scuola o al lavoro, che invece di appoggiarmi urlavano per gelosia, per invidia, per insicurezza usando la mia ingenuità ed i miei complessi per sembrare più forti e determinate. Non ho osato affrontare me stessa. Avrei dovuto volgere il mio sguardo altrove.

Mi sarebbe piaciuto tanto avere la tua sicurezza, ma sono cose che non si possono insegnare o imparare.

Ora che ho una famiglia tutta mia incomincio di nuovo a rincorrere i miei sogni, quelli che mi sono rimasti nel cassetto.

I sogni, come sai, sono importanti per me, pure quelli che faccio di notte o quelli con cui infarcisco storie, sono nei personaggi che creo, che escono dal cuore e riescono a fare nella vita quello che non sono riuscita a fare io. Dobbiamo tenerli sempre accanto a noi e non perderli di vista, credo sia vero che “volere è potere”. I sogni possono diventare obiettivi da realizzare attraverso le competenze.

Mi viene da ridere se penso alle offerte di lavoro che scorrevo con un dito: “Cercasi ragazza giovane e di bella presenza con esperienza”. Ero carina, ok, ma ti pare che se avevo pure l’esperienza a vent’anni sarei finita a fare la commessa o la dipendente sottopagata? Lo dicono apposta perché così le donne, tutte belle ognuna o modo suo, l’esperienza se la fanno sul campo perché tanto non ci vuole poi molto ad imparare certi mestieri solo che, se non lo scrivi nel curriculum, hanno la scusa per un contratto in nero, stage senza età o per licenziarti quando gli pare. Ho avuto l’opportunità di uscire da questo “giro losco”, ho provato tanti lavori diversi e ora che ho l’esperienza non ho più la giovinezza! Ne ho anche trovati che mi piacevano, a cui ambivo ma se trovavo un clima ostile scappavo, ancora.

Non che non sia riconoscente a mio marito, non credo di essere una casalinga disperata, anzi vorrei più ore nella giornata, mi piace sentirmi utile e hai ragione quando dici che il tempo è il valore più prezioso, più di qualsiasi diamante su questa terra…

Più che altro -sarà colpa della data del compleanno quasi alle porte- mi chiedo quale sarà l’epitaffio che scriveranno sulla mia lapide, del tipo: “Non ha combinato un tubo nella sua vita, ma sapeva fare una carbonara fantastica”!

Dirai che non dovrei pensare a momenti così macabri ma lo sai che sono ironica, mi piace scherzare su tutto, perfino sulla morte.

A proposito di cucinare: ora non ho nemmeno il piacere di invitare qualche amico a cena. Questo Covid ci ha allontanato, sembra di vivere in una bolla. Chi, come noi, non riesce a concepire un mondo senza amicizia sta impazzendo.

Siamo ombre con una stella all’interno che sta per implodere!

Mi sono sentita un’ombra tante volte e per ragioni diverse. Forse ora il silenzio che ci avvolge, come in un nero universo senza fine, ci fa intravedere la luce che portiamo nell’anima.

Ci siamo sentite tutte più deboli o incapaci nella vita, molto spesso non era colpa nostra. C’è chi ne approfitta e ci fa sentire diverse e inadeguate, ma non dobbiamo cedere.

Solo dopo anni che hai scavato nella coscienza, ti rendi conto che siamo uniche e che nessun altro ha il diritto di schiacciarci come insetti.

L’unicità ci differenzia tra uomo e donna, tra persona e persona ma è bellissima: come in un giardino di fiori dai colori differenti e sgargianti.

Sarebbe bello che ci sentissimo tutte sorelle come me e te.

L’educazione e l’intelligenza ci possono salvare perfino dalle guerre. I ricordi tristi ci insegnano a non fare errori nel futuro e quelli belli a rendere il mondo migliore.

Di belli ne abbiamo eccome: la nostra infanzia ne era costellata. Ci sentivamo libere di correre a piedi nudi sulla sabbia, di combinare scherzi senza timore che ci rapissero o ci denunciassero, di impiastricciarci le mani con la cioccolata senza essere sgridate o rischiare di morire per qualche virus sconosciuto. Vorrei portare queste sensazioni nel cervello di mio figlio, il tempo non ritorna indietro e questi ragazzini li vedo così soli.

Certo, in questo momento mi sento sola anch’io, ma sono questi ricordi che mi salvano e mi fanno sorridere. Almeno abbiamo la speranza di tornare all’esistenza di prima rivivendoli nella nostra mente. Loro dovranno impararla da capo, la vita di prima, e se si è già timidi non la vedo facile. Se potessi fare uscire l’altra me non sarei più così timorosa ma affronterei il mondo a testa alta, vorrei imparare lingue diverse, viaggiare e chiacchierare con tutti, essere curiosa di ciò che trovo lungo il percorso. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di perderla, ma ho lottato per vincere.

Questa seconda possibilità non me la lascerò sfuggire, voglio ritrovare la fiducia in me stessa e sviluppare energie e capacità finora sopite. Non per orgoglio, anche se è un mio difetto e neppure per vanagloria, chiamala pure soddisfazione personale.

Credo che ognuno abbia un dono speciale dentro di sé, basta individuarlo e farlo crescere. Non posso paragonare le cure, per raggiungere tale scopo, al giardinaggio: non ho il pollice verde e le mie piantine si suicidano!

Sento il suono di una sveglia: non è quella dei vicini, è la mia, stavolta. Mi chiede di affrettarmi per non perdere lo spettacolo dell’alba. Anche i rintocchi delle campane producono un tintinnio musicale che mi invoglia ad uscire da questa stanza: voglio che il sole asciughi le mie lacrime o che la pioggia lavi via gli strati consumati ridandomi una nuova pelle, voglio sentire il vento tra i capelli.

È un bisogno sempre più impellente: raccogliere i minuti come fossero caramelle ed assaporarne il gusto, giorno per giorno.

Ho una parte nascosta da rivelare e non me ne vergogno affatto. Non più.

Stai tranquilla, amica mia. Mi riconoscerai ugualmente: non ci sono mai stati segreti tra noi e se qualcuno l’ho scoperto adesso è solo perché ho scavato in profondità e l’ho ripulito dalla polvere. Ho solo riaperto gli occhi e se un giorno ti fermerai a tirare il fiato mentre io inizierò a correre, ci raggiungeremo. Non saremo cambiate ma migliorate.

Vestirò di giallo e potremo ritrovare la leggerezza di mille risate, adornate di un rossetto color lampone, in sottofondo i versi delicati di una canzone estiva.

Gli anni non passano per le nostre anime, lo sai? Esse danzeranno insieme, volteggiando per la gioia, lasciando tutta la fatica alle spalle. Non avremo bisogno di essere giovani come le bambine dei nostri ricordi, la luce ci avvolgerà e ci donerà energia.

Perché ho scoperto di essere l’ombra di una stella.

Nessuno lo sapeva, lo sai solo tu, ora.

Lisa

***

Se vuoi leggere altri componimenti relativi a questa Silloge, clicca sul link: Silloge #Ombra

L’ombra di una stella – Raffaella Mucci – (Concorso Letterario #Ombra) – Lettera32 il Blog
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