Come nacque la Befana

di Silvia Oppezzo

«Ho paura della Befana! – esclamò Michele – Sembra una strega!»

«Vecchia, gobba, raggrinzita, mento a punta, naso aquilino, vestita di stracci, in volo su una scopa: sembra una strega, ma è di buon cuore» lo rassicurò la mamma.

«Ma la Befana è sempre stata così?» domandò Aurora.

«No. Un tempo era anzi una donna bellissima, la più bella del mondo. Ma aveva un cuore di pietra»

«Come la strega di Biancaneve?» incalzò Aurora.

«Non esattamente. Quella era una matrigna invidiosa e malvagia. La Befana, invece, non voleva il male degli altri. Semplicemente, li respingeva, li teneva a distanza»

«Perché?»

«Aveva paura che potessero rovinarle la bellezza. Evitava di giocare con i bambini perché temeva che le tirassero i capelli o sporcassero i vestiti. Non invitava nessuno a cena e rifiutava gli inviti altrui per paura di ingrassare. Si tratteneva da qualunque contatto fisico – baci, abbracci, strette di mano – per paura che le intaccassero la pelle. Ma in tal modo, finì per isolarsi.»

Inizialmente teneva un minimo di rapporti con gli altri affacciandosi alla finestra o al balcone. Ma col tempo perse anche questa abitudine: il sole poteva scurirle la pelle, il freddo screpolarla, il vento scompigliarle i capelli; la luce poteva abbagliare gli occhi e il buio costringerli a sforzi logoranti. Per cui smise anche di uscire. D’altronde, a forza di stare a distanza, nessuno la cercava più. Così rimase completamente sola.

Inizialmente non le pesava. Viveva in uno splendido castello, circondata da ricchezze e raffinatezze. “Ho la bellezza, ho il lusso, l’eleganza: ho tutto, sono felice!”

Ma alla lunga la solitudine divenne insopportabile. Cercò di tenere a bada la tristezza: “Pago volentieri questo prezzo per la mia bellezza”.

Ma col tempo la tristezza si fece sempre più acuta, insopportabile. Inoltre, sopraggiunsero nuove preoccupazioni: era una bellezza immortale, la sua, o lei sarebbe invecchiata come tutti? In tal caso, chi si sarebbe preso cura di lei? Il bisogno di compagnia si fece sempre più lancinante.

Così, una sera d’inverno rivolse a Dio una preghiera.

Quella notte le apparve in sogno un Angelo. “Dio ti ha ascoltata e mi ha mandato da te con una proposta. Ma dimmi: qual è il tuo più grande desiderio?”

“Avere amici. Qualcuno che mi ami, che mi voglia bene!”

“Lo avrai” la rassicurò l’Angelo. “Ma non gratis”.

La Befana annuì.

“Saresti disposta a rinunciare alla cosa più preziosa e più cara che hai?”

La Befana lo guardò interrogativa.

“Ecco la proposta. Avrai amici, sarai amata, attesa, ringraziata. Ma dovrai rinunciare alla tua bellezza. Avrai l’aspetto di una vecchia, vivrai nella miseria. Trascorrerai un’esistenza normalissima, frugale. Ma ogni anno, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, avrai un compito: portare doni a tutti i bambini del mondo”

“Che doni?”

“Dolcetti, noccioline, mandarini, piccoli giocattoli. Quello che vuoi, che ritieni adatto per ogni bambino. Purché possa essere contenuto in una calza”

“In una calza?! Che idea bislacca! E come farò in una sola notte?”

“Ti verrà dato un potere speciale: volare a bordo di una scopa. Per entrare nelle case dei bambini, scenderai dai comignoli. Ovviamente, dovrai farlo di nascosto: nessuno deve saperlo”

“Ma, se nessuno lo sa, come faranno ad amarmi, a ringraziarmi?”

“La loro gratitudine ti arriverà, abbi fiducia! Allora, accetti?”

La Befana esitava: rinunciare alla sua preziosa bellezza in cambio di un progetto che sembrava folle; e se fosse stata delusa?

L’Angelo intuì la perplessità: “Ti do un periodo di prova. Cinque anni, poi tornerò per chiederti una scelta definitiva”

Il desiderio di amore prevalse: la Befana accettò.

«Ed è rimasta così per sempre: infatti ancora oggi passa a lasciare le calze piene di doni nei camini» dedusse Aurora. «Ma l’Angelo è tornato da lei?»

«Sì, dopo cinque anni, come d’accordo.» La Befana era appena rientrata dal giro notturno e si stava infilando sotto le coperte per riposarsi, quando l’Angelo entrò. Le porse una calza intessuta di fili d’oro. “Qui c’è la tua bellezza, se la vuoi indietro”

“Tienila tu! – esclamò lei risoluta – La gioia e la gratitudine dei bambini quando spacchettano i miei doni sono una ricchezza ben più preziosa!”

“Come nacque la Befana” – Silvia Oppezzo (Mini Concorso Letterario – La Befana: tra Storie e Leggende) – Lettera32 Il Blog
Come nacque la Befana

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