Obsolescenza programmata

di Fabio Losacco

La donna entrò nel centro commerciale con passo incerto e traballante subito dopo l’apertura. Anselmo, il commesso che per primo la vide arrivare, pensò di non aver mai incontrato nessuno più bisognoso di un bastone come lei. Nello stesso tempo, però, non poté fare a meno di notare come il suo sguardo fosse fiero e intenso, quasi che i suoi occhi non avessero subito gli effetti del passare del tempo.

“Buon giorno signora. Posso esserle utile in qualche cosa?”

Lui faceva il commesso da Multiworld da anni ormai ed era considerato il più bravo di tutti, non tanto per le specifiche competenze tecniche, quanto piuttosto per la sua innata capacità di mostrarsi empatico con la clientela, dote questa di valore inestimabile nella sua professione.

La donna alzò lo sguardo e lo squadrò con attenzione. Lui era molto alto, molto magro, molto sorridente e con molti capelli. Aveva quasi trent’anni portati con la leggerezza di chi è appena uscito dal liceo, una moglie e un figlio piccolo con cui amava giocare ogni volta che poteva.

“Buon giorno bel giovanotto” rispose la donna. “Ho visto da qualche parte che vendete un nuovo modello di scopa a vapore che mi hanno detto sia potentissima, una vera meraviglia della tecnologia. La potrei vedere per favore?”

Anselmo le sorrise con fare complice.

“Per queste feste è andata letteralmente a ruba e temo che ne sia rimasta solo una. Se vuole però andiamo a controllare assieme.”

La donna annuì e si predispose, con fatica ma decisione, a seguirlo.

Ovviamente essendo il periodo delle feste di quegli aggeggi avevano i magazzini pieni, ma il trucco “ultima rimasta” era uno dei più efficaci per mettere sotto pressione il potenziale cliente e spingerlo ad affrettarsi nell’acquisto per non correre il rischio di vedere sfumare quella ghiotta occasione.

“Vede, signora? Quando si usa questa scopa non c’è bisogno di tenerla attaccata alla presa elettrica perché è dotata di una potentissima batteria ricaricabile, che permette di usarla per ore e ore senza avere l’intralcio del filo nel quale si può sempre rimanere impigliati, inciampare o cadere. Pensi che io l’ho regalata a mia moglie e ancora mi ringrazia ogni volta che torno a casa!”

La vecchietta si aggiustò gli occhiali, che le erano scivolati dalla punta del naso, mentre osservava l’oggetto.

“Lei così giovane è già sposato? Ma sembra un ragazzino!”

Anselmo ricambiò il sorriso. Portare la conversazione sul personale aveva l’effetto di stabilire una complicità tra il commesso e il cliente, che portava ad abbattere le barriere e, soprattutto, le difese. Poi concludere la vendita sarebbe divenuto assai più semplice.

“Sa, ci siamo innamorati ai tempi della scuola e non ci siamo mai più lasciati. E’ stato subito un grande amore, un vero colpo di fulmine. Ancora adesso, se ci penso, mi viene da piangere!”

Altra sciocchezza che Anselmo si era inventata sul momento. Lui di ragazze ne aveva avute diverse e il colpo di fulmine che lo aveva spinto a sposarsi era stata in realtà la scarsa affidabilità di certi prodotti plastici di largo utilizzo. In ogni caso la cliente sembrava molto partecipe della sua storia e questo era senza dubbio un altro ottimo punto a suo favore.

“Quanto può durare una carica?”

“Praticamente non finisce mai! In ogni caso molte ore!”

La donna parve pensarci per un attimo, mentre accarezzava il manico in plastica lucente di quella meraviglia.

“Può durare anche tutta la notte?”

“Tutta la notte? Questa donna è fuori come un terrazzino! Vuole trascorrere una notte intera a passare la scopa a vapore? Per nulla al mondo vorrei essere uno degli acari di casa sua!”

Questo fu il pensiero formulato da Anselmo, che ritenne però più opportuno sintetizzarlo in un accomodante “certo, anche tutta la notte!”

La signora ebbe un ultimo, breve, attimo di indecisione e poi, con aria risoluta, profferì un “la prendo” che allargò il cuore di Anselmo.

Gioco, partita, incontro per lui.

Quando la scopa a vapore le fu consegnata, per prima cosa la mise in carica e poi iniziò a leggere scrupolosamente tutte le istruzioni perché, nonostante l’età ormai veneranda, era ancora una persona molto attenta e precisa.

Studiò tutte le opzioni, le possibilità e le cautele che era opportuno tenere durante l’uso e la osservò mentre finiva di ricaricarsi. A quel punto, la staccò dalla base e si senti davvero molto soddisfatta di essersi finalmente sbarazzata della sua obsoleta scopa di saggina, che aveva da un’eternità.

“I tempi cambiano e bisogna essere capaci di cambiare con loro” disse a mezza voce.

Quindi aprì la finestra, si mise in spalla il grosso sacco dei regali e, inforcata la nuova scopa, prese il volo, lasciando che la sua sagoma si stagliasse netta sullo sfondo giallo della luna.

Era appena iniziata la notte tra il cinque e il sei di gennaio.

“Obsolescenza programmata” – Fabio Losacco (Mini Concorso Letterario – La Befana: tra Storie e Leggende) – Lettera32 Il Blog
Obsolescenza programmata

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