“Una Storia d’Amore in 150 Parole!”

Ti sei mai chiesto se è possibile scrivere una storia d’amore in 150 parole?

Certo che sì! E i nostri Scrittori e Poeti allo Sbaraglio di Lettera32 Il Blog te lo dimostrano. In questo articolo troverai tutte le storie che sono state selezionate per il nostro contest letterario.

Leggile, condividile e continua a seguirci per scoprire altre meraviglie della scrittura.

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Autrici: Alex, Asia e Giorgia – 6 Anni

Avv Silvia Panari Antonella Negrone
La Divin Dagrada

“Stella e Lunezio un amore oltre”

La scimmia stella viveva in una gabbia in uno zoo. Era triste e si sentiva sola…sognava di essere libera.

La sua ciotola era sempre piena perché lei non mangiava.

Un giorno un cane di nome Lunezio, un famoso randagio della città, affamato, andò allo zoo per cercare del cibo. Lo vide nella gabbia di Stella e si avvicinò molto curioso.

La scimmia felice della compagnia di Lunezio gli offrì il suo cibo. Pian piano i due divennero amici. Ogni giorno Stella aspettava con impazienza Lunezio e ogni giorno, quando lui andava via, lei tornava triste. Ma come mai? Si erano innamorati! Lunezio allora trovò un modo per liberare Stella e nonostante la loro diversità, scapparono insieme per andare in un bellissimo bosco e lì si diedero il primo bacio della libertà.

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Autrice: Sara Francucci

Caro mio dolce amore,
lascia che il tuo cuore ritorni a vagare beatamente
con il mio negli infiniti spazi siderali.
Lasciami affondare e svanire
nella profondità del languore supremo;
lasciami consumare dal tuo magnetismo e dalla tua virilità.
Vorrei ancora essere cullata dal tuo fremito,
allacciata nel tuo abbraccio
con la mia bocca sulla tua,
per sentirmi deliziosamente morire
in un liquido universo d’acuta passione.
Lasciarmi assorbire in questo spasimo sublime dell’amore eccelso
la freschezza della tua linfa invisibile,
affinché alimenti i miei rami più neri ed aridi…

Non ho più linfa, non ho più dolcezza e disillusioni.
Il mio cuore palpita con un tremito
simile a quello delle labbra di un uomo assetato.
Gridano i miei rami aridi un richiamo d’aiuto,
e le mie foglie gialle autunnali,
come speranze anch’esse ingiallite,
come lacrime di rugiada, si staccano
scagliate a terra
dalla tempesta,
destinate a seccare nell’inverno del destino.

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Autrice: Andreina Moretti

Ho dimenticato troppe spesso che facemmo l’amore quella notte, perdonami se puoi!

A mia discolpa voglio confessarti un segreto, uno di quei segreti che per pudore non si svelano mai, ma proprio mai!

Ho fisso nella mente i tuoi occhi grandi e languidi, il tuo respiro ansante e le tue mani avide che mi frugavano nei luoghi nascosti e poi il battito del tuo cuore sul mio seno che mi gridava “Ti amo!”.

Come non ricordare le tue labbra piene di baci… quei baci, oh si, quei baci infuocati che bruciavano la pelle e la rendevano arrendevole al loro passaggio. Quei baci che mi hanno confusa, conquistata e resa dipendente. Credo di essere impazzita in quel preciso momento e la mia mente non è stata più la stessa. Hai assediato la mia ragione con il tuo pensiero e lì sei restato prima di scendere nel cuore e poi nell’anima.

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Autrice: Delia Esposito

Quando si sposò, mia madre aveva 17 anni e in grembo il frutto di un errore. Impresso sulla guancia lo schiaffo di suo padre e in testa le parole di sua madre – Malafemmena-

Si unì in matrimonio nell’ombra di una sacrestia e come unica dote i vestiti che aveva addosso, comprati con i pochi soldi messi da parte con il lavoro in fabbrica. Per tutta la vita si portò dentro il peso di quel figlio concepito nel peccato. Non perdonò mai a mio padre di averle tolto il sogno dell’abito bianco e me di averla incatenata ad un uomo che non amava.

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Autrice: Roberta Braghelli

“Il nostro Amore”

Era solo nostra “la casa delle fate”. Tu ci danzavi leggera con movenze di bimba che si stupisce davanti la vita. Io, severo, ti guardavo sornione, fumavo e scrivevo di te, mia musa. Sarebbero stati per sempre il filo di parole, le mie, i dipinti, i tuoi, ad unire un matrimonio d’anime. Il cane seguiva i tuoi passi, i miei occhi volavano ai tuoi, soprattutto quando non c’eri. Ancora oggi racconti di noi, custode di una memoria che resiste ed insegna quanto è facile amarsi. Le mie parole sono ferme. Le tue danzano vive nelle lettere che scrivi per me. Giosetta e Goffredo per sempre.

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Autrice: Andrea Silvia Russo

“La notte della città”

Nella notte della città, una volta ho visto due ragazzini baciarsi le labbra. Contro il nostro stesso muro, sai, dove le nostre ombre avevano imparato a sfiorarsi, piano, a sussurrarsi “dormi bene”. Le ho viste, creature fatate, giocare all’amore, come bambini, e conoscersi, e saltare, in punta di piedi, e farsi tutte di corpi volatili, impalpabili e sottili, e poi ondeggiare, restare sospese nell’attimo fragile in cui si cuce il tempo. Un eterno ora. Forse un po’ ti ho pensato, e ho sorriso, tu, che mi annusi i capelli e mi fai ciao da lontano.

Nella notte della città, poi, quei ragazzini non li ho visti più. Se li è presi il buio, burloni, li hanno soffiati via, nell’aria, i miei fanali accesi.

Perché tu hai il mare che ti tremola negli occhi. E della notte, tu, hai paura.

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Autore: Antonio Blunda

“Alle luci dell’alba”

Il “Margot” era un ottimo porto, per cuori naufragati com’era divenuto il mio, ad alto livello di solitudine.

Senza apatìa o allegrezza, ma pura abitudine, io mi trovavo qui, ogni sabato, ed ugualmente lei, “la ragazza dagli occhi azzurri”.

Sembravamo due marinai navigati, con la zattera d’un tavolo rivolto al sole, l’ordine discreto e identico di un decaffeinato, fortemente schiumato, ed entrambi timorosi, a nascondersi per bene l’anima.

E tuttavia – perché era destino – un giorno quel caffè rimase freddo, e trovammo il coraggio di sederci vicini, e scoprire i nostri nomi, il suono della voce, il rumore silenzioso dei nostri capelli, e quell’odore bello dei vestiti; e poi, gli ostacoli, i sogni, e le speranze, e quei mille gradini mai raccontati delle nostre vite.

Ci guardammo negli occhi, e un bacio fu come il più caldo soffio di vento mai accaduto alle luci dell’alba.

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Autrice: Giovanna Cavicchi

“Lo spintone”

Tommy era ad una festa e, ridendo e scherzando, urtò inavvertitamente una ragazza che stava passando. Dispiaciuto si scusò immediatamente per l’involontario gesto e lei sorrise dicendo che non era successo niente. Durante la festa continuò a pensare a quanto era stato stupido a non aver avuto il coraggio di conoscere quella ragazza così carina e con un sorriso accattivante. Passarono alcuni anni. Tommy, quel giorno, era in un ristorante con amici quando si sentì toccare sulla spalla e vide quella splendida ragazza che aveva urtato anni prima! “Ciao!” disse lei “Ti ricordi di me?” Accipicchia se si ricordava di lei!!! Non l’aveva mai dimenticata! Cominciarono così a chiacchierare e, fra una parola e l’altra, i loro sguardi si incrociavano confusi. Anche lei era rimasta colpita da Tommy e non solo per la spinta! E’ talmente inaspettato e misterioso l’amore…

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Autrice: Ada Giordanelli

“L’inganno”

Sempre stata sin da piccola timida ,ingenua e sognatrice. Crescendo cominciò a sognare il suo principe azzurro che l’avrebbe amata per sempre. Un giorno per caso incontrò proprio Lui bello e aitante uguale al protagonista dei suoi sogni.

Si guardarono intensamente e lei ascoltava incantata tutto ciò che lui diceva. Lo seguì dicendo sempre sì. Ora ondeggia sui tacchi alti e va su e giù per il viale. Lui più tardi la verrà a prendere, lei continuerà a seguirlo dicendo sempre sì.

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Autrice: Manuela Mariani

“L’ultima volta che ti vidi”

Appena rientrata dalle vacanze con la mia famiglia, sentivo la mancanza di Luca che avevo conosciuto in spiaggia una mattina di giugno. Ci frequentammo per alcuni mesi, lui non credeva all’amore a distanza e il giorno della mia partenza ci baciammo per l’ultima volta. Volevo rivederlo, la domenica successiva, di nascosto dai miei genitori, mi alzai alle 5.30, dopo colazione, corsi a piedi in stazione. Feci il biglietto, il cuore mi batteva forte, salii sul convoglio con l’affanno. Una volta giunta a destinazione, mi diressi dove ero sicura di trovarlo. Lo vidi, che stava pescando, mi avvicinai e urlai:”Luca sono ritornata.”

Lui appoggiò la canna da pesca, camminò verso di me, mi prese il viso, mi sfiorò le labbra e mi baciò intensamente. Rimanemmo in silenzio, seduti sugli scogli ad ascoltare il mare abbracciati prima di salutarci per sempre.

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Autrice: Edmea Bianchi

Ti ricordi quando mi dicevi che il grande amore, quelle storie romantiche sono frutto della fantasia adolescenziale? Te lo ricordi? Adesso sei nel mondo dei giusti, dove si vede tutto in un’angolazione più chiara e niente sfugge.

Scuotevi la testa, sorridendo. Io, in realtà, non è che fossi, o sia romantica. Credo nei buoni sentimenti, nell’amore sincero, che penso non sia così improbabile da trovare. Difficile magari, ma non improbabile. Le persone si cercano in ogni momento e in certi casi non si trovano mai. Forse si incontrano senza riconoscersi.

Dal mondo dei giusti assisti alle mie peripezie e sai cosa è capitato in questi anni. È apparso. Ci ho creduto. Due persone diverse, ma non troppo, accomunate da valori, mai passati di moda. Poi è sparito.

È come se ti raccontassi la trama di un film, forse con rimpianto, ma non con il dolore di un tempo.

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Autrice: Donatella Foti

“Un Caravaggio”

Non ti ho difesa urlando che eri innocente, nella piazza schiacciata dall’afa, mentre salivi al patibolo.
Sono un vile, Beatrice, questo pensi guardandomi da lassù?
Non ho osato amarti, creatura candida, come avrei potuto io, un brigante? Ti fuggivo di giorno, per incontrati ogni notte nel mio cuore.
Sei la luce dei miei quadri, nitida, come la tua anima bella, cruda, come i tuoi tormenti.
Vergogna e amore mi straziano allo stesso modo.
Allora dipingo, Beatrice, la rabbia mischia i colori, poi tu guidi la mia mano e crei armonia.
Ti riconosci? Hai un’aureola sul capo. Caravaggio non la mette mai. Sarai la sola.
Voglio che da oggi e per sempre, tutti sappiano che Michelangelo Merisi sta dalla parte di Beatrice Cenci.
Implorerò Dio, dal fondo della mia miseria, perché ti mandi a me, come un Angelo pietoso, ad accompagnarmi quando mi chiamerà.

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Autrice: Silvia Oppezzo

“A Penelope”

Mi Manchi!

Forze avverse mi tengono lontano. Se potessi accelerare il tempo, portare avanti le lancette per rincasare in questo istante, lo farei. Ma non cancellerei il mio viaggio.

Non l’ho scelto io: gli Dei hanno deciso per me. Ma non lo cancellerei. La mia natura inquieta, curiosa, avventuriera, gli Dei l’hanno estratta in sorte per me. Ma non la cambierei.

Circe, maga solitaria, Scilla e Cariddi portentose, Sirene incantatrici, Nausicaa pura nell’animo, Arete l’ospitale, Calipso promessa d’immortalità: in ogni creatura che mi seduce, in ogni amore o tradimento, io cerco te, Penelope amata.

In ogni terra ignota, fertile o selvaggia, in ogni sfida impossibile, in ogni folle volo, io cerco te, Itaca mia. Cerco i passi tranquilli di padre e di marito che mi sono perso, che mi sono stati negati, che mi sono negato cercando il viaggio.

Ulisse

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Autrice: Giulietta Lamberti

“Non era il mio momento…”

Aveva gli occhi chiari come il cielo ,era il mio nuovo vicino di casa. “Buongiorno, buonasera” il nostro dialogo non andava oltre, ma il solo incrociarlo mi bloccava lo stomaco.
Il mio motorino che un mattino gelido non voleva saperne di accendersi, mi diede l’ occasione di conoscerlo.
“Piacere sono Gianluca, ti serve una mano?”…
“Grazie si, ne ho proprio bisogno” risposi con un tono neutrale, anche se avevo mille farfalle che svolazzavano nel mio stomaco.
La voce di un ragazzo arrivò all’ improvviso.
“Ciao Gianluca ci vediamo stasera”
I loro occhi si incrociarono, e io capi immediatamente, così apri la gabbia e lasciai uscire tutte quelle farfalle. Avevo tempo, avrei atteso un’ altro San Valentino…

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Autrice: Ester Bonelli

“Binario 15”

Urlavano gli altoparlanti, sciamava la gente veloce. Lei aveva indossato il suo più bell’abito, temendo tuttavia d’apparire una patetica signora fintamente giovane.
Un appuntamento inatteso, ventitré anni dopo.
“Ci vediamo alle 5 al binario 15” le aveva scritto: le era parsa una proposta talmente romantica!
L’orologio segnava le 17.10: ah quel vizio di farsi aspettare!
17.30.
Come sarebbe stato, rivedersi?
17 e 40.
No, non sarebbe arrivato, si disse.
18.00.
Una vetrina le rimandò il suo vestito lungo e il volto tirato mentre raggiungeva la sua automobile.
Una lacrima le accarezzò le ciglia: il risveglio da un sogno durato qualche giorno.
Lui, venti chili in più, nascosto in un bar l’aveva osservata ingoiando un rigurgito di nostalgia.
“Non è più tempo” si era detto poi e, chiudendo gli occhi, aveva accarezzato la sua immagine svolazzante che spariva nel buio, oltre il binario 15.

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Autore: Lucio Rinaldi

“Il seme d’anguria”

– Mi riconosci?
– Certo.

Mentii, scavando nei ricordi.
La riunione, a vent’anni dalla maturità, era di una indefinibile tristezza.
Poi guardai la sua scollatura, il neo a forma di seme di anguria.
– Come stai Maria?
Ricordai quando le passavo i compiti di greco, le serate sotto la sua finestra, solo per rivederla.
Fu contenta che io l’avessi riconosciuta, mi prese sottobraccio, mentre cercavamo un divanetto, guardai i suoi capelli stinti, gli occhi senza luce, la bocca volta all’ingiù, in un sorriso mesto, la pelle opaca ed avvizzita.
Seduti lei prese a parlare, la gita in Grecia, gli scherzi sul traghetto, le canne nella stanza di Atene.
La voce non era cambiata, calda, avvolgente, ti isolava dal mondo. La riguardai, i suoi capelli avevano ripreso colore, gli occhi ridenti e brillanti, il sorriso aperto, la pelle calda e profumata.
Il neo, a forma di seme di anguria, mi guardava occhieggiando.

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Autrice: Antonietta Dartizio

“Amore non corrisposto”

Quella sera il Collegio dei Docenti era durato tanto.
– Facciamo presto! – disse Margherita al suo collega con il quale viaggiava per raggiungere il posto di lavoro.
– Che fretta hai?
– Mia madre potrebbe preoccuparsi.
– Non sei più una ragazzina.
Entrarono in macchina. Alfonso, mentre guidava, accarezzò la mano di Margherita, che la ritrasse subito.
– Non ti fa piacere?
– No.
– Io sto bene con te. Mi piaci.
– Ma sono fidanzata e… anche tu.
– Se tu accettassi… la lascerei.
– Mi sento offesa.- Ma non ho fatto niente di male.
– Lo potresti fare. Alla tua ragazza.
Il giorno dopo, al termine delle lezioni, Alfonso stava aspettando nel cortile della scuola.
Margherita gli passò davanti senza salutarlo.
– Non vieni?
– No. Ho trovato una pensione.
Alfonso rimase pietrificato a guardarla mentre si allontanava.

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Autrice: Emanuela Logrand (Le Mani Di Manù)

Loretta, in ospedale, stringeva con amore la mano della nonna. L’anziana donna sapeva di non avere più molto tempo per rassicurare l’adorata nipotina. “Non andrò via per sempre, diventerò una stella luminosa nel cielo e mi vedrai ogni notte accanto alla luna”.
Loretta aveva ascoltato attentamente. “ Devo provarci!”, pensò, e quella sera si arrampicò fino al punto più alto della collina e aspettò che le stelle illuminassero il firmamento. Le parvero più vicine del solito e, allungando la sua mano, riuscì a coglierne alcune che mise in una borsa.
Quando fu accanto alla nonna morente, liberò le stelle nella stanza. “Ora so che posso cogliere le stelle dal cielo. Quando sarai una di loro anche tu, nonnina, io ti prenderò e saremo ancora vicine. Non temere”.
Nelle notti limpide puoi vedere Loretta sulla collina. Ha sempre una stella stretta sul cuore. E sorride felice.

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Autrice: Daniela Di Benedetto

Rabbia.——————————- Oggi ho visto tua moglie insieme a un tizio nel supermercato. Non era un accompagnatore occasionale, si vedeva dai sorrisi che si scambiavano pure sistemando i pacchi, e io ribollivo di rabbia. Come può amare un altro, lei che era l’unica ad avere il diritto di piangere al tuo funerale mentre io dovevo nascondermi perché ero la tua amante? Adesso forse lei butterà via i tuoi ricordi, foto, oggetti personali, mentre io darei la vita per averli? Non ho nemmeno una tua foto a causa della nostra clandestinità. Non ho nulla di te, tanto che ho comprato il tuo profumo preferito per annusarlo e illudermi che sia il tuo odore E dopo due anni ancora piango stringendo a me quel profumo, mentre la tua legittima moglie stringe un altro uomo. Non lo sopporto. Se Dio è giusto, manderà me prima di lei a raggiungerti.

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Autrice: Rosaria Secondulfo

Medea camminava disorientata. Si trovò in riva al mare, proprio lì dove il mito racconta che il trombettiere di Enea, Miseno, fosse precipitato nelle acque. Il mare emanava uno strano fascino in quella sera d’inverno. Era calmo, non c’era vento, ma faceva freddo. Medea si raccolse nella sua mantella e camminava piano, con il cuore addolorato. Sentiva che aveva perso il suo amore. Si inginocchiò. Nel buio aveva scorto una conchiglia che la riportava all’infanzia quando gioiosa giocava su quella spiaggia. Erano lontani quegli anni e la malinconia l’assaliva. Il viso era solcato di pianto mescolato all’acqua del mare. I suoi pensieri vennero interrotti dal trillo del cellulare. Rispose: “Perché sei triste? Non piangere”. “Come fai a sapere che sono triste”- disse Medea. “Lo so. Ti vedo”.- rispose lui. La voce la sentiva più vicina. Medea si girò e lo vide. ” Sapevo che eri qui, dove c’è il mare ci sei tu, la mia sirena che mi ammalia con la sua voce che tanto mi mancava. Sono tornato per restare, qui “dove il mare luccica”. Con te.

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Autrice: Claudia Barbera

“Amore”

E uscimmo a rivedere le stelle perché il nostro amore era nato lì!
Un campo adagiato sulla sommità di quella vallata ad ovest del resto del mondo.
Sì, perché noi abitavamo nel resto del mondo, quello dove le guerre sono senza sosta. Forse chi combatte non sa più neppure la vera ragione, ma continua a sparare per un mondo migliore.
Ti ricordi i nostri sogni…volgevamo il nostro sguardo al cielo, alle stelle che brillavano al buio, certi che qualcuno lassù sentisse le nostre richieste e ci prendevamo per mano per rafforzare la nostra intesa.
Quello era un campo di incontri, l’unico albero ancora in piedi ospitava sulla sua corteccia i segni intarsiati di chi prima di noi aveva riposto il suo amore.
E la notte ci faceva coraggio, ci stringevano in un unico cuore certi che il nostro amore sarebbe stato più forte di tutte quelle macerie esplose.

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Autrice: Angela Acquaviva

“L’antidoto”

Proprio quando Ilde non se l’aspettava più ormai alla sua tutt’altro che verde età, successe che s’innamorò di Luca, uomo dotato di tutte le qualità che aveva sempre apprezzato.
Non riusciva però ad abbandonarsi totalmente e serenamente all’amore, pur sapendo che era un moto spontaneo del cuore, possibile sempre finché continuava a battere, nonché un sentimento per tutte le stagioni della vita, ma vissuto in maniera diversa in ciascuna.
Temeva di apparire ridicola agli occhi delle persone che la conoscevano e di diventare l’oggetto delle loro aspre critiche.
Riteneva comunque ingiusto e penoso rinunziare a cogliere quell’ultima occasione per essere felice.
I timori e le perplessità l’avvelenavano non appena restava da sola e puntualmente svanivano con l’arrivo di Luca.
Allora Ilde capì che non c’era antidoto migliore di lui da tenere a portata di mano e da assumere quotidianamente per proteggersi.

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Autrice: Grazia Perera

“Un gelido S. Valentino”

Il freddo invernale cozzava con il sudore delle mani e della fronte; fra poco lo avrebbe incontrato di nuovo, dopo tredici giorni di assenza anche telefonica.
Egli si era rabbuiato per il mancato Capodanno insieme, avendo ella confermato, prima dell’invito di lui, di trascorrere quella festa con amici storici.
Soleva mantenere la parola data, a costo di rimetterci. Ora non sapeva che cosa si sarebbero detti in quel Caffè, dove si diedero il primo bacio. Lo vide arrivare a passo incerto, come se indugiasse, se desiderasse non rivederla.
Il cuore di lei batteva a un ritmo altalenante, pareva seguire la stessa cadenza dei passi di lui.
Giunti di fronte, si abbracciarono imbarazzati.
Seduti al tavolo del locale ordinarono il solito: cioccolata calda. Egli, incurante, lasciò raffreddare e biascicò: “ Non possiamo continuare. Esiste un’altra nella mia vita.“
Ella corse via inghiottendo lacrime e anche la ricorrenza S. Valentino!

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Autore: Giuseppe D’Acchioli

“Una vecchia storia”

Lucia era nella mia stessa classe, sezione mista della terza media. Bruna, capelli neri fluenti, occhi di gatto ed in grazia con le fattezze del corpo, per me era una dea.
Facevo di tutto per farmi notare, studiavo per essere il primo della classe per avere quella attenzione, ogni volta che passavo vicino a lei le frequenze di battito del mio cuore andavano fuori giri.
L’amavo, la sognavo, la desideravo in ogni istante e senza eccezioni.
L’amore che nutrivo era semplicemente infinito e la speranza di averla al mio fianco diventava come la conquista di un trofeo.
Complice una festa di compleanno di un nostro compagno di classe, durante un famoso ballo della “mattonella” riuscii a dichiarare il mio amore facendola arrossire e non mi rispose, dicendomi che mi avrebbe risposto l’indomani.
Mi addormentai con quel pensiero nella testa pensando al futuro di amore con Lucia.
La mattina la amara sorpresa: “era stato solo un sogno”.

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Autrice: Valeria Abbondanti

“Mi daresti un etto di cotto e un pezzetto di quel formaggio in offerta per favore?”
Chiese Sara mentre controllava la lista della spesa sul cellulare per essere sicura di aver preso tutto.
“Perfetto, grazie! Buona giornata”
Come al solito era in ritardo.
Corse a casa, tirò fuori il cibo appena acquistato per il panino al volo e si accorse che il cotto in realtà era crudo. Controllò l’incarto in cerca di una giustificazione, come questo potesse cambiarne il contenuto. Cadde un foglietto di carta scritto a mano. Lo aprì.
“Anche se sei sempre di fretta e spesso stanca, i tuoi occhi ridono e mettono il sorriso anche a me. Posso invitarti a cena e cucinare per te, una di queste sere? Giuro, conosco la differenza tra il crudo e il cotto!”
Sara sorrise: quel panino, diverso da come lo aveva immaginato, non era poi così male.

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