“Fiaccola d’amore”

di Marica Fiordelisi

In un’aiuola di un giardino incantato, si crogiolavano al Sole, due bianchi ciclamini.

“Che noia star qui a non far niente!” disse il più piccolo.

“Come sarebbe bello, per Natale, avere compagnia!” aggiunse il più grande e sbadigliando distese i petali.

Il Mago del Vento che passava di là , li ascoltò e gli donò un seme.

I ciclamini, gonfiando le corolle, gli urlarono: “Cosa fai, così ci spettini! Che seme ci hai donato? Non sarà una rosa? Non amiamo le spine!”

“Ciclamini, è un dono!” disse il Sole, accarezzando, con i suoi raggi, il seme. Arrivò il freddo e da quel seme, miracolosamente, nacque un girasole, una macchia gialla, fuori stagione, tra i candidi ciclamini.

“Che affronto, ora tutti noteranno lui e non noi!” sbottarono seccati.

“E’ solo un fiorellino” replicò il Sole.

Il girasole per ringraziarlo, danzò per lui e continuò a farlo anche nei giorni successivi. Il fiore ballava, seguendo l’astro, dall’alba al tramonto.

Il Sole lo guardava stupito, mentre con uno scialle di raggi cingeva i suoi piccoli petali.

“Ho paura di perderti. Ho bisogno di te. Vorrei volare attaccato alla coda di una cometa, per starti vicino! ” gli disse, un giorno, il girasole.

“Ti bruceresti. La mia luce riscalda tutti, ma ognuno ha il suo spazio. Tu hai la terra e io il cielo.” gli rispose l’astro.

Il fiore, però non gli diede retta. Alla vigilia di Natale, chiese al Mago del Vento di spezzargli i petali e di portarli alla stella gialla, in questo modo, almeno una parte del suo corpicino, gli sarebbe stato sempre accanto. Il Mago lo accontentò e il girasole, si ritrovò senza petali. Allora il Sole gli disse: “Mio bellissimo fiore, a caro prezzo, hai imparato la lezione! Per la tua sciocca paura di perdermi, hai perso te stesso!”

Il girasole disperato, iniziò a piangere e il Sole non sopportando di vederlo soffrire, corse a nascondersi dietro una nuvola.

Era quasi Natale e nel giardino incantato non c’era posto per il dolore di quel piccolo fiore. “Ci rovinerà la festa!” dissero i ciclamini. “Tra poco, la Fata Verde passerà tra i vasi per cogliere i fiori più belli, per addobbare il grande abete e lui ci farà sfigurare! Presto, nascondiamolo tra le foglie!”

L’abete, che dalle aquile aveva imparato a guardare lontano, aspettò che la Fata finisse il suo lavoro e poi disse: “Dolce Fatina, vorrei il girasole come puntale!”

I ciclamini iniziarono a lamentarsi: “Non ha più i petali! E’ diverso. Non è adatto per il tuo abito natalizio! Non c’è posto per lui in questo giardino!”

“Ha ancora il suo disco” disse l’abete, che guardava le cose da un’alta prospettiva. “Voi, invece, avete seppellito la compassione e lo spirito natalizio nei vostri vasi, la vostra anima è arida come un deserto e questo non si addice a dei fiori. Natale è la festa di tutti. Non fate altro che lamentarvi, siate grati a Madre Natura per ciò che avete. Offrite il calore di un abbraccio a chi è in mezzo a una tempesta. Guardate oltre la superficie, alla vera essenza di ogni creatura. Quel piccolo fiore ha ancora tanto da donarci. Sotto questo cielo, siamo tutti una grande famiglia.” Mortificati, i ciclamini, calarono le corolle, mentre il girasole, trasportato dal vento divenne il puntale dell’abete. Allora il Sole, pentito, sbucò dalle nuvole e lo illuminò intensamente.

Il fiorellino, era ora la stella più scintillante del giardino, ma non si limitò a brillare. Trasformò il suo dolore in una fiaccola d’amore e con l’aiuto del suo solare amico, riscaldò tutte le piante delle aiuole, anche quelle che, poco prima, lo avevano rifiutato. Aveva imparato a perdonare.

***

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