Incontro di Ombre

di Silvia Oppezzo

(I titoli dei racconti dei dieci finalisti del Concorso Letterario #Ombra, inseriti all’interno del racconto, sono evidenziati con lettere maiuscole)

LA BAMBINA CON LA VESTAGLIA BIANCA si aggirava nel VECCHIO APPARTAMENTO: la veste candida, il pallore del suo volto nei corridoi in penombra avevano un che di spettrale.

Girovagava tra le stanze, rovistava nei cassetti, sbirciava dietro alle porte, dentro agli armadi, sotto i letti, con fare inquieto e inconcludente.

«Che cosa stai cercando?»

La voce squillante alle sue spalle la fece sussultare. Si voltò di scatto. Era lì, fermo di fronte a lei, uno sguardo profondo e misterioso, timido e determinato, vago e indagatore ad un tempo. Un bambino. Anzi no, quel bambino. Aveva l’impressione, anzi no, la certezza di averlo già visto e incontrato da qualche parte, dove non si sa, forse nei suoi sogni: IL BAMBINO CON IL CUORE DI FUORI.

Fece per urlare, lei, per la paura, il ribrezzo, ma la voce le rimase intrappolata in gola.

«No! Ti prego, non urlare! Non respingermi, non mandarmi via! Non ferirmi anche tu con PAROLE DI VETRO, di odio, sospetto, pregiudizio, paura. Il mio cuore è così sensibile, così esposto… non ce la fa più a sopportare altro odio!»

La bambina tentò ancora di urlare, urlare, ma niente da fare, la voce non voleva saperne di uscire. Tentò di scappare, ma niente: i piedi, le gambe erano come paralizzati, inchiodati al terreno per una forza invisibile.

«Che cosa stai cercando?» Incalzò lui. La sua voce, ora, suonava mite: una voce flebile di bambino.

«Dimmelo! Davvero! Ti voglio aiutare!»

Una voce misteriosa, ora, la spinse a rispondere, quasi inconsciamente, contro la sua volontà.

«Sto cercando… L’OMBRA.» Farfugliò.《La mia ombra. La mia unica amica. Compagna fidata, inseparabile. Confidente speciale. La mia amica del cuore. Passo le mie giornate in dialogo con lei, in DIALOGO CON L’OMBRA. Ma ora, dov’è? È sparita, scappata, chissà dove. E, senza di lei, io mi sento così spersa, così sola!»

«Non puoi trovare l’ombra》replicò il bambino, serio.《Tu non hai ombra, non puoi avere un’ombra. Perché sei tu l’ombra! Tu sei ombra. Tu sei…»

«Ehi! Come ti permetti?! Che cosa vorresti dire?!» Sbottò la bambina.

«Morta. Sì. Proprio così!» Rispose lui, calmo.

«Come osi?! Chi te l’ha detto? Chi ti ha messo in testa una simile menzogna sul mio conto?! Adesso sei tu che mi ferisci con parole di vetro, taglienti. Forse, con PAROLE NON TUE»

«Ascoltami, prima di aggredirmi. Sei arrabbiata, sconvolta, lo credo bene. Ma questa è la realtà, la cruda realtà. Tu sei morta. Da alcuni mesi ormai. Ricordi? Precipitata, IN CADUTA LIBERA dal balcone: ti sei sporta un po’ troppo per inseguire la farfalla gialla, ma la ringhiera, sconnessa, ha ceduto, non ha tenuto. Schiantata al suolo. Sei solo un fantasma ormai, l’ombra di te stessa»

«No! No! No! Smettila! Vattene!» Infuriò lei, ringhiando e graffiando nell’aria come un animale aggredito.

«Ascoltami! Tu cerchi di nascondere, di negare, di evitare la realtà, ma non ti è possibile. Non da sola, per lo meno. Io, però, voglio aiutarti. Io ti conosco. Il mio cuore di fuori, così sensibile, sa leggere tutto, conosce tutto di te: LUCI E OMBRE DELL’ANIMA, le emozioni più profonde, i pensieri e i desideri più segreti. Tu non cerchi la tua ombra, tu cerchi la vita. Tu vorresti vivere di nuovo: ecco cosa desideri. Correre e giocare nei prati, rotolarsi nell’erba, inseguire le farfalle, dondolare sull’altalena, all’aria aperta, nel sole. È questo che vuoi, e che dovresti fare. Non certo girovagare a caso in un vecchio, buio, muffoso appartamento, cercando un’ombra come inutile compagna. E io posso aiutarti! Io ti darò nuova vita: ecco cosa farò! Tutta la vita che desideri e di cui hai bisogno, io te la donerò. Quella vita che hai perso, che ti è stata tolta, io te la restituisco!»

La bambina ascoltava ad occhi sgranati, incredula.

«Che cosa intendi dire?» Balbettò infine.

«Ti darò il mio cuore, questo mio cuore di fuori. Con tutta la vita, tutta l’energia che contiene. Sarà tua.»

«Ma… e tu?!» Balbettò la bambina che capiva e non capiva, o meglio, intuiva qualcosa ma faceva finta di non capire, non voleva capire, non sapeva neanche lei cosa pensare.

«Se mi dai il cuore… tu…» non osava pronunciare quella terribile parola.

«Morirò, sì. TANTO, DOMANI IO MUOIO, comunque vadano le cose. Il mio cuore così sensibile ed esposto non ce la fa più a sopportare altro emozioni forti, altri contraccolpi. Te l’ho già detto. E allora, piuttosto che sprecarla, piuttosto che sparpagliarla a caso o dissolverla nel nulla, questa mia vita preferisco darla a te. Ne hai bisogno e so che ne farai buon uso. Accettala, ti prego. Davvero, ci ho pensato a lungo. È la scelta migliore, anzi, è L’UNICA SCELTA possibile, per il bene di entrambi.»

La bambina stette in silenzio per un tempo indefinito, quasi a fare i conti con una verità troppo grande da capire e da sopportare, soppesando gioie, sensi di colpa, malinconie.

«Allora?» Incalzò lui.

«Ma, se io accetto, come avverrà?»

«Di questo non preoccuparti. Lo scoprirai a tempo debito.»

Giorni dopo. Una bambina con una vestaglia rossa scorrazzava in un verde prato, spensierata e leggera, ricorrendo variopinte farfalle in volo. Non ricordava nulla, sentiva come dei buchi dentro di sé, aveva come la sensazione che le mancassero dei pezzi della propria storia. Qualcosa di grande, di anomalo, di misterioso le era successo, ma non ricordava bene cosa. L’unica certezza, che si sentiva viva, viva e felice in quel momento, per un atto d’amore.

Si mise a sparpagliare PETALI nel prato, in omaggio a quel qualcosa o quel qualcuno. Petali neri, di morte, che all’istante si facevano brillanti e prendevano colore. Colore di vita, colore d’amore.

***

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Incontro di ombre – Silvia Oppezzo – (legato al Concorso #Ombra) – Lettera32 Il Blog
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