Canto di Natale – Rivisto e Corretto

di Donatella Foti
I

«Cambiare Scrooge!»

«Fareste del bene, Signor Cratchit, e potremmo curare Tim».

La lettera poggiata sul tavolo prometteva un’eredità se fossi riuscito a sgelare il cuore del mio avido padrone.

Si fece notte ed io non riuscivo a prendere sonno. Sussultai quando qualcuno si mise a sedere sul letto dove mi ero raggomitolato per via del freddo.

«Nessuno veniva a prenderlo al collegio. Neppure io, Natale, sono riuscito a cambiare le cose. Non mi è concesso senza un aiuto umano».

«Scrooge?»

«Già. Voleva una fionda, ma non scrisse la letterina».

«Non la ha scritta neppure quest’anno» piagnucolò un bambino coronato di aghifoglio che si era accomodato sulle ginocchia del Natale passato «Non crede, è perduto».

Mi parve che i muri si coprissero di ghiaccio quando entrò la figura nera, velata, piangente. «Non arriverà mai quella lettera. Morirà odiato!». Passando accarezzò Tim, che dormiva, e mi parve un presagio tragico. Rabbrividii nel mio vecchio pigiama.

E se la lettera fosse arrivata, invece, ma sul tavolo della nostra cucina?

Pensai alla mia felicità. Mi pagava poco quell’uomo, tiravamo avanti a fatica, ma i miei non mi rinfacciavano nulla. Quando rientravo mia figlia Martha correva a portarmi le pantofole, mia moglie insaporiva le povere patate lesse con un sorriso, i miei figli giocavano con niente ma si divertivano. Però c’era Tim, sempre più affaticato e pallido. Decisi di rischiare.

II

Scesi in strada seguito dagli spiriti e non solo da loro.

«Facciamolo» sorrideva la signora Cratchit.

I chiavistelli si aprirono da soli, così entrammo; quello che russava come una grancassa doveva essere Scrooge.

La signora Cratchit andò in cucina e aprì un involto che liberò l’odore dolce della pasta frolla.

«Eb!» chiamò forte «ci sono i biscotti!»

Lo vidi arrivare, pallido e scarno, la camicia larga più lisa del mio pigiama.

«Fuori di qui, ladri!»

«Eb, non essere sciocco. Ci sono gli omini con la glassa sbrigati o li farà tutti fuori mio fratello!» disse Martha mentre addobbava un piccolo albero con le candele che brillavano come stelline.

«Voi, siete venuti a prendermi?»

«Non potevamo lasciarti in collegio, è Natale, ci sono i biscotti, la cioccolata, dobbiamo riempire il tacchino, c’è da fare. Vai a vestirti caro» disse la signora Cratchit.

«Bugiardi, non è mai arrivato nessuno. Volete solo rubare le mie cose. Andate via!» prese un attizzatoio. Fu allora che Tim si avvicinò e alzando la stampella lo invitò a duellare, ridendo.

Scrooge era stravolto, come se dolore e speranza stessero lottando in lui.

«Non ricordi perché hai preso una botta in testa cadendo mentre pattinavi!» borbottò mio figlio grande.

«So pattinare?»

Il Natale passato sospirò. Credo avesse dei rimorsi. Forse avrebbe cambiato la vita di Scrooge portandogli comunque la fionda.

Nelle manine del Natale presente si materializzarono due vecchi pattini. «Sono tuoi. Eri bravo». Scrooge li osservò e vidi la gioia prevalere sulla grettezza di quell’anima sola.

«Chi siete voi?»

«Chi sarai tu domani se non avrai perdono?» chiese da dietro i veli il Natale futuro.

III

Nevicava, avvolsi al collo la sciarpa rossa fatta dalla signora Cratchit. Avevo una sola moneta in tasca. In strada c’era odore di arance raccolsi qualche buccia dopo avrei fatto sentire a Tim il profumo.

«Buonasera, vorrei un foglio e una matita!» dissi a Bud il proprietario del negozio di carta, mettendo la moneta sul bancone.

«Non basta Bob. Però mi sembra che averli sia importante per te»

«Sì, lo è, ma non importa!»

Pensai a Tim e avrei voluto piangere. Tenni duro. Piangevo soltanto nascosto sotto le coperte quando tutti dormivano. In quei momenti la signora Cratchit si avvicinava. Non le ho mai chiesto perché, per non svegliarla.

«Bob, aspetto della merce prossima settimana. Prendi quel che ti serve e poi mi darai una mano a scaricare».

Uscii con il foglio e con una matita meravigliosa.

Quando rientrai nella grande cucina sentii odore di tacchino arrosto; strano visto che il fuoco era spento. Dovevano essere stati gli spiriti. Il Natale futuro beveva della cioccolata e ne dava anche a Tim. Il suo viso scoperto era quello di un giovane angelo.

«Cratchit? Voi qui? Non voglio vedervi, sto ricordando cose belle, non voglio pensare a voi che morite di freddo in quel mio ufficio squallido. Sparite!»

Gli misi davanti il foglio e la matita.

«Cratchit, possibile che io abbia avuto un lungo incubo dove ero sempre solo? Possibile che stasera mi sia svegliato? Avete solo una sciarpa Cratchit e fuori è freddo!»

«I cappotti costano molto, signore!»

«Vi ho maltrattato signor Cratchit?»

Tutti si voltarono a guardarlo rispondendo senza parole.

«Ricordo una cosa! Santo cielo la ricordo! Volevo una fionda».

Fu allora che prese la penna e scrisse, e il bambino coronato di aghifoglio rise forte, e la figura triste iniziò a brillare, e il Natale passato prese colore.

La mattina dopo qualcuno bussò alla porta di casa mia. Scrooge portava un tacchino arrosto. Mi mise in tasca una borsa piena di monete. Nella sua c’era una fionda.

Bob Cratchit personaggio del Canto di natale di Charles Dickens nella storia rivista e corretta
“Canto di Natale – Rivisto e Corretto” di Donatella Foti (“Canto di Natale” di Dickens Rivisto e corretto) – Lettera32 Il Blog
Canto di Natale – Rivisto e Corretto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *