di Veronica Perreca
Il vecchio signore si grattò la lunga barba bianca mentre si godeva il tepore del sole nel giardino di casa. L’erba era color verde-erba, i fiori e le farfalle mostravano le tinte più belle: azzurro-principe, rosa-maialino, arancione-mandarino, blu-mare, talvolta addirittura blu oltre-mare. Amava la primavera, l’unico periodo di vero riposo per lui. Purtroppo però, in quel territorio tanto a Nord, quella meravigliosa stagione era assai breve, anche se quell’anno sembrava che il piacevole tepore non avesse mai fine…
«Meglio così. Finché il sole è caldo e le farfalle volano posso godermela: mangio, dormo, passeggio e non devo lavorare», concluse beato. Poi si accorse che la montagna di buste impilate sul tavolo era decisamente più alta del giorno prima: eccolo lì il lavoro! Fece per aprirne una, ma cambiò subito idea.
«Intanto liberiamoci di questa “pelliccia” che mi fa terribilmente sudare.» Prese le forbici, si mise davanti allo specchio e zic e bizic! Zac e bizac! In men che non si dica tutti i riccioli color bianco-latte che gli incorniciavano la faccia finirono ammucchiati dentro al lavandino. Se un bambino o una bambina lo avessero visto così rasato non l’avrebbero mai e poi mai riconosciuto: Babbo Natale senza barba??? «Non è lui!» avrebbero strillato.
I bambini erano attenti ai particolari: la strega regalava a Biancaneve una mela avvelenata, non una pera; Pinocchio era fatto di legno, non di plastica; il lupo e non un elefante spaventava Cappuccetto Rosso. Però i tempi cambiavano e forse i bambini avevano a noia di leggere sempre le stesse storie. Tuttavia Babbo Natale era sicuro che le letterine indirizzate a lui non sarebbero mai cambiate: lunghi elenchi di regali da preparare e disegni che lo raffiguravano con la faccia circondata da una rigogliosa barba bianco-latte.
«Non trovi strano anche tu che quest’anno mi scrivano tutti con tanto anticipo?» chiese alla sua aiutante non appena la vide portare in casa due nuovi sacchi strapieni di lettere.
«Per tutto il Gran Ghiaccio del Nord!» strillò Elfa Fiocchetta strabuzzando gli occhi color verde-menta. «Che ne hai fatto della tua barba? Lo sai, vero, che non ricrescerà mai in tempo per la notte di Natale?»
«Crescerà, crescerà, stai tranquilla. Non vedi che è ancora primavera? Il sole è caldo e i fiori continuano a sbocciare», rispose Babbo Natale in tono soave.
Mancavano tantissimi mesi a dicembre e per la magica notte della Vigilia di Natale la sua apparizione sarebbe stata perfetta: abito rosso, slitta luccicante e stracolma di regali, otto renne con il naso rubicondo e, cosa più importante, barba e baffi di nuovo folti, lunghi, color bianco-latte.
Elfa Fiocchetta però non sembrava altrettanto fiduciosa e, mentre lui continuava a parlare, entrò e uscì dalla sua cameretta, rapida e leggera come tutti gli elfi.
«Sai cos’è questo?» chiese sventolandogli sotto il naso un blocchetto di fogli di carta su cui erano scritte parole e numeri.
«Vuoi che non lo sappia? Un calendario.»
«Giusto. Sai anche dirmi che giorno è oggi e in che mese siamo?» insistette lei.
Babbo Natale cercò di dare una sbirciatina al calendario. Elfa Fiocchetta aveva l’abitudine di evidenziare ogni giorno che passava con un cuore, tracciato con un pastello ovviamente color rosso-cuore.
«Dunque oggi è il 10 di… uhm …direi di…aprile!» Il numero era riuscito a sbirciarlo, quanto al mese aveva tirato a indovinare, ma pensando ai fiori rosa-maialino e alle farfalle arancione-mandarino, quella doveva essere proprio la risposta esatta. Elfa Fiocchetta però lo fissava severa e allora fece un nuovo tentativo: «Maggio…?» Fiocchetta sbuffò spazientita e battendo con un dito sul calendario disse: «Guarda qui. Lo vedi? Oggi è il 10 di novembre. In altre parole, mancano solo trentaquattro giorni alla notte di Natale. Impossibile quindi che la tua barba ricresca com’era prima».
Di fronte a quella incredibile notizia Babbo Natale si sentì svenire. NOVEMBRE?!? Com’era possibile? Novembre significava neve e gelo polare, non fiori o farfalle che svolazzano in giardino! Quanto al problema della barba, dichiarò che al momento gli sembrava del tutto secondario.
«Voglio capire cosa è accaduto», disse a Elfa Fiocchetta. «Per favore, vai di corsa da Elfo Pensionato e fatti prestare il giornale. Forse ci troverò la spiegazione che cerco.» Un tempo anche lui leggeva gli articoli su “Notizie dal mondo”, ma ormai erano anni che aveva detto addio ai giornali… raccontavano cose troppo noiose o terribilmente brutte. Per questo preferiva di gran lunga dedicarsi alla lettura delle decine-di-centinaia-di-migliaia di letterine che riceveva ogni anno dai bambini, scritte in tutte le lingue del mondo.
Mentre aspettava il ritorno della sua fidata Elfa Fiocchetta, Babbo Natale non smetteva di rimuginare. «Sono sicuro che la Terra è rotonda e gira sempre intorno al Sole; sono sicuro che le stagioni sono quattro e sono strasicuro che la natura si addormenta e si risveglia al momento giusto.» Quindi che nel mese di novembre facesse ancora caldo e sbocciassero i fiori … beh, quello era un fenomeno che proprio non riusciva a spiegare.
«Quanto ci mette Elfa Fiocchetta a portarmi quel benedetto giornale?» si chiese dopo quasi un’ora di attesa. «Sta a vedere che Elfo Pensionato le sta raccontando tutti i suoi ricordi di gioventù.»
Era così agitato ed impaziente che per distrarsi decise di leggere qualche letterina.
“Caro Babbo Natale”, scriveva una bimba di nome Gloria, “quest’anno non ti chiedo di regalarmi i soliti giochi. Vorrei che mi portassi un po’ di fresco, perché io di notte non riesco più a dormire… fa troppissimo caldo!”
Una richiesta insolita, pensò lui e ne aprì un’altra.
“Caro Babbo Natale, io e mio fratello Jack vorremmo come regalo un bel po’ di neve gelida perché il papà continua a dire che se ci saranno trenta gradi anche a dicembre allora sta succedendo proprio un cataclisma”.
La terza diceva: “Caro Babbo Natale, io abito molto a Nord ma tu vivi moltissimo a Nord e ti chiedo: anche da te il ghiaccio si sta sciogliendo? Ciao da Riccardo.”
Dopo aver letto su per giù cinquanta letterine provenienti da diversi Paesi del mondo si sentì davvero preoccupato. Sperava di trovarne almeno UNA con la tipica lista di regali da consegnare sotto l’abete la notte di Natale, invece nulla. “Caro Babbo Natale ti scrivo questa leterina (con una sola “t”, ma pazienza!) perché sui giornali e alla tivù dicono che il clima sta cambiando e infatti è una settimana che piove tutti i giorni e l’acqua è entrata anche nella mia camera. Io mi chiamo Anna e sono preoccupata e anche la mamma e il papà. Puoi farmi di regalo un clima come quello di prima? Per favore. Grazie.”
Finalmente arrivò Elfa Fiocchetta con “Notizie dal Mondo”, ma a Babbo Natale ormai non serviva più. I bambini gli avevano spiegato meglio di qualunque articolo di giornale “cosa” stava accadendo, non solo nel suo giardino ma nel mondo intero. E non era affatto una “cosa bella”. Lo raccontò anche a Elfa Fiocchetta poi, con immensa vergogna, ammise: «Come ho potuto essere così cieco e sciocco? Mi sentivo felice e contento senza capire che questa lunghissima e calda primavera sta causando un terribile danno alla Terra e a tutti i suoi abitanti».
Babbo Natale ed Elfa Fiocchetta passarono l’intera notte a leggere, una per una, tutte le letterine. Sembrava proprio che i bambini e le bambine del mondo si fossero messi d’accordo nel chiedergli un regalo davvero importante, molto diverso dai soliti giocattoli: per l’estate un po’ di caldo, ma senza esagerare; neve, freddo e ghiaccio durante l’inverno; una pioggia normale e qualche folata di vento – non troppo violento però! – durante la primavera e in autunno.
«Come farò ad accontentarli?» si chiese sconsolato Babbo Natale, il cui compito era e sarà sempre quello di realizzare i desideri dei bambini.
«In che tipo di pacchetto potrò mettere un simile regalo?» aggiunse Elfa Fiocchetta.
Discussero a lungo e alla fine giunsero ad una decisone. Sarebbe stata una faccenda abbastanza impegnativa, ma loro erano abituati al lavoro frenetico e vorticoso prima della notte di Natale.
Per cominciare Babbo Natale copiò dal giornale “Notizie dal Mondo” i nomi di tutti gli uomini e di tutte le donne Importanti e Potenti del mondo, quindi li trascrisse su altrettante buste; fatto questo, chiese a Elfa Fiocchetta di aiutarlo scrivere su fogli color verde-speranza, il testo che avevano pensato insieme.
“Sono Babbo Natale. Vi scrivo per informarvi che quest’anno ho ricevuto infinite lettere di bambini preoccupati a causa del cambiamento climatico che sta avvenendo sulla Terra. Se siete davvero persone Potenti e Importanti, tocca a voi rimediare, prima che sia troppo tardi! Per questo motivo la notte di Natale troverete sotto l’albero le decine-di-centinaia-di-migliaia di lettere di protesta che mi sono giunte. Leggetele con la massima attenzione e fatemi un piacere…realizzate voi il regalo che chiedono! Un caro saluto da Babbo Natale e da Elfa Fiocchetta.”
A questo punto occorreva stamparne numerosissime copie, ma per fortuna Elfo Pensionato prestò loro una velocissima fotocopiatrice; poi si trattava di infilarle nei sacconi di iuta, caricarle sulla slitta trainata dalle renne e consegnarle alle persone Potenti e Importanti che abitavano in ogni parte del mondo.
«E se pensassero ad uno scherzo? Magari non credono che tu esisti davvero», disse Elfa Fiocchetta in tono preoccupato. Babbo Natale sorrise. «Ciò che importa è che credano alle parole scritte da tutti i bambini e facciano finalmente qualcosa di concreto per esaudire le loro richieste.»
Poi uscì nel giardino e con tutto il fiato che aveva in corpo, così da essere udito in ogni luogo della Terra, gridò queste parole:
«Miei carissimi piccoli amici, se dovesse capitare ancora, vi suggerisco di scrivere le vostre giuste proteste direttamente ai Potenti e agli Importanti. Purtroppo io sono semplicemente Babbo Natale, e per giunta senza neppure la mia lunga barba color bianco-latte!»
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