“Influencer per Babbo Natale”

di Irene Giacomelli

Sono appena le 4:30 del mattino, la notte offre ancora le tonalità più scure del buio e lunghi intervalli di silenzio. La neve, fuori dalla casetta di legno deliziosamente decorata in stile natalizio, è alle più gelide temperature.

Mi sveglio di soprassalto, sudato e affannato, in preda a vampe di calore, frastornato per un tremendo mal di testa e sconvolto da un presentimento: «Ho ricevuto pochissime lettere!».

Non posso attendere fino a domattina, devo costatare se il sogno sia premonitore di una tremenda realtà o se posso rimettermi a dormire e fugare ogni dubbio, pensando alla magica brezza che mi accarezza il volto durante i voli sulla slitta la notte di Natale.

Devo, tuttavia, muovermi senza svegliare gli elfi che, metodici, pettegoli e saputelli, innescherebbero un fracasso, interrogandomi con tutte le domande possibili e immaginabili:

«Babbo Natale, cos’hai?»

«Babbo Natale, ti senti male?»

«Babbo Natale, è già mattina?»

«Babbo Natale, non ti devi affaticare, perché non torni a letto?»

Anche se solo alzarmi dal materasso e combattere contro lo stridulo cigolio delle molle del letto non è facile, non temo alcuna sfida: non vi dico che abilità e che leggiadria (ma anche che faticaccia!) ho messo in campo durante il mio ardito numero di contorsionismo, tuttavia, in una manciata di minuti, riesco finalmente ad appoggiare le piante dei piedi a terra.

Le mosse successive mi avrebbero condotto a vestirmi: per prima cosa, avrei calzato le ciabatte di ermellino, appositamente confezionate dal mio amico Erm, che ha la passione di spazzolare quotidianamente se stesso e tutti i membri della sua famiglia e, con il pelo conservato, confeziona prodotti tessili di gran pregio; poi, avrei indossato il kimono orimono di lana, ricevuto come regalo di benvenuto in Giappone, durante il mio ultimo viaggio estivo pre-pandemia.

Come una libellula nella stagione degli amori, calpesto soltanto le tavole del parquet ben salde, per non emettere il benché minimo rumore e riesco a calzare le ciabatte: i miei piedi ringraziano Erm per la loro morbidezza. In seguito, come un impeccabile ballerino di capoeira, indosso il kimono e rammento le danze, i colori e la suggestiva atmosfera della festa delle lanterne.

La mia vita è così: ogni minuto un ricordo!

Tutto ciò, mi distrae, per un po’, dal mio turbamento, ma non mi sono dimenticato assolutamente il motivo per cui mi sono alzato anzitempo. Mi allontano dal dormitorio e mi avvio verso lo studio, dove posso muovermi più serenamente.

Prima di tutto, prendo un analgesico e bevo un bicchier d’acqua, sperando che il mal di testa si calmi.

Mi siedo alla scrivania, afferro le buste e conto le letterine: poche!

Accendo il computer e conto le mail: poche!

Rovisto nei sacchi e conto le letterine: poche!

Accendo il cellulare e conto i messaggi sui social: pochi!

Sto quasi per svenire.

«Il sogno ti ha comunicato una triste verità, la magia del Natale si sta estinguendo, Babbo Natale sta morendo. Devi necessariamente rimediare», mi suggerisce la mia anima red, ma subito, sento la voce della mia anima green che bofonchia:

«Il sogno ti ha comunicato una felice verità, finalmente Babbo Natale non è più costretto a lavorare in continuazione e si può prendere una meritata vacanza… per sempre!».

Dovete sapere che, come ognuno di voi, anche dentro di me, c’è una lotta perpetua tra Nataly e Grinchy, tra una creatura dalla lunga chioma fluente e rossa come una fiamma, gentile, pacifica e simpatica e un esseraccio verde, spelacchiato, scorbutico, maleducato e antipatico. Quando cominciano a litigare, mi viene un mal di testa fortissimo.

Cerco di concentrarmi sulla soluzione al problema, senza indagare la causa, almeno per il momento. Respiro profondamente e ascolto il mio corpo, ma una fitta alla tempia sinistra mi stordisce e mi accascio sulle braccia piegate appoggiate sul piano della scrivania.

Sogno di nuovo, o, forse, odo la voce di Nataly nella mia mente. Ascolto un’arringa difensiva nei confronti del Natale, considerata la festa più magica dell’anno, un evento così potente da eliminare tutte le contese anche familiari, un’occasione così energica e luminosa da far riaccendere le anime spente e desiderose d’amore. Poco dopo, mi desto, il dolore è sparito e la voce di Nataly mi sussurra:

«Grinchy si è arreso, per il momento. Ho scommesso con lui che tu troverai un influencer e risolverai la situazione. Lui non ci crede, ma io sì. E tu?»

Rifletto che i tempi sono cambiati, che le giornate trascorrono in fretta, che i bambini e le bambine sanno quel che vedono e non quel che provano, purtroppo; le emozioni sono un privilegio per pochi e le tradizioni per pochissimi. Forse è ora di modernizzare la pratica del passaparola.

Provo un pizzico di delusione, ma ho intenzione di dimostrare a tutti i Grinchy del mondo che le Nataly sono vincitrici.

Perché la bellezza salverà il mondo.

Me ne torno sotto le coperte, anche se l’alba si sta affacciando sul nuovo giorno, per farmi trovare a letto dagli elfi, coi quali, durante colazione, parlerò del sogno e del progetto da intraprendere.

Suona il campanaccio azionato da un sofisticatissimo meccanismo di pesi e ingranaggi. La casa e tutti i suoi abitanti si svegliano. Un brusio allegro e colorato è interrotto improvvisamente dal suono del mio campanellino. Silenzio, mezzi sorrisi, quasi sgomento, perché solo raramente la routine viene stravolta.

Con un caloroso sorriso provo a rassicurare il comitato degli elfi, schierato davanti a me, e a far allontanare il pallore dei loro volti.

Con coraggio e schiettezza espongo il problema e comunico la soluzione suggerita da Nataly. Rimango in attesa di una plausibile, a mio parere, reazione poco piacevole. Invece…

Applausi, capriole, lanci in aria di sciarpe, cappelli e anche di un mutandone, destinato al cesto dei panni sporchi, dimostrano che gli elfi non sono poi tanto tristi. A turno, prendono la parola quasi tutti:

«Finalmente, possiamo sfruttare il mio canale su YouTube, Mag’Elfo, i miei trucchi di illusionismo e prestigio attireranno l’attenzione su di te!»

«Era l’ora Babbo Natale, così ti posso raccontare della mia esperienza di Nano-Influencer e ne possiamo trarre vantaggi a fiocchi!»

«Meglio tardi che mai, non avevamo il coraggio di dirti che la soluzione al minor numero di lettere ogni anno è, forse, parlare un linguaggio “piùgggiovane”, parola di Elfo Scialla!»

«Io sono cliccatissima su Instagram per le mie pettinature fashionissime, ti sarei di aiutissimo, Babbissimo Natalissimo!» avanza Madama Elfa.

«Non ti preoccupare, ho già pronta una slitta di storie della buonanotte sulla mia pagina FB, basta solo aggiungere la più efficace playlist natalizia» propone Elfa Madrina.

«Sai con quanti cinguettii diversi twitto io al giorno?! Non me ne ricordo, nemmeno… ah, e io chi sono? Cosa ti ho detto? Però, twitto per te, forever!»

«Da tempo, Babbo Natale, studio il mercato, le statistiche e ho messo a punto una strategia di influencer marketing che risulterà decisiva, vedrai!» suggerisce con aplomb Elfo Nobel.

Non mi aspettavo un tale entusiasmo e sono felice perché capisco di essere in buone mani; una lacrima di malinconia, però, scende dai miei occhi e viene assorbita dalla mia folta barba candida e pettinata. Rifletto un attimo fra me, prima di lasciarmi trasportare da quella fiumana di progresso: la novità non necessariamente vince sulla tradizione ed entrambe possono convivere e collaborare.

«Ma certo, se amalgamo un cucchiaino di novità a un ramaiolo di tradizione e aggiungo una spolverata di bontà, la ricetta dell’originalità avrà successo!».

«Allora, io penso al cucchiaino e al ramaiolo, mi andrebbe proprio un po’ di lesso» propone elfo Din Don Dan, più sordo di chi non vuol sentire, a causa del suo incarico di campanaro, e corre via in cucina.

Una risata fragorosa segna il via dell’avventura.

Dalle ore successive, fino alla vigilia di Natale, senza sosta, tutti collaborano e impiegano creatività, memoria, amicizie, oggetti di riciclo, computer, tablet, cellulari. La slitta magica viene lucidata e revisionata prima del tempo, come anche il mio vestito, lavato e inamidato, per registrare spot e storie, per scattare foto da caricare nei post.

Quanti tag, quanti click, quanti hashtag, senza mai dimenticare stickers e brillantini.

Grato e fiducioso, non mi intrometto nelle attività dei miei elfi, perché ora, come sempre, mi fido.

In brevissimo tempo, ricevo decine, centinaia, migliaia di richieste di doni e altrettante promesse di buoni comportamenti, attraverso i canali più diversi: lettere scritte su carta colorata da manine non ancora molto esperte, disegni bidimensionali o pop-up, messaggi digitali, formulati da piccoli e rapidissimi polpastrelli, foto, audio, video… un enorme database di ricordi ed emozioni!

Sono felice, soddisfatto, mi sento quasi ringiovanito, prontissimo per mettermi in gioco, quando è necessario, convinto che la magia del Natale sia eterna e contribuisca, nonostante qualche Grincy qua e là, a salvare il mondo!

Non mi resta che assaporare la magica brezza che mi accarezza il volto.

***

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